ELENA

La mia carriera agonistica inizia attorno ai ...tre anni, quando quella genia di mia sorella, per convincermi a farle qualunque cosa, e intendo proprio qualunque, le bastava pronunciare la fatidica frase “vediamo quanto stai” che io, come un licantropo con la luna piena, iniziavo a scalpitare; l'adrenalina si impossessava del mio corpo e iniziavo a correre per: buttare le immondizie, andare a prenderle un gelato, rifarle il letto.

Lei mi ha anche insegnato che l'arte di “perdere”non fa per me: ho vinto io...non sei capace...hai “pestato” ora tocca a me (se con un pelo attaccato al laccio della scarpa invadevo la riga del campanon)...e io a scaraventare giochi e tavolo in aria dalla rabbia...quindi competizione e poca voglia di perdere fanno decisamente parte di me da sempre.

Poi l'altra donna di casa, mia madre, siccome correvo sempre per casa, mi iscrisse al campionato cadorino di corsa...mai pianto tanto...e collezionato penultimi posti, terzultimi....mmmm che nervi! Poi un po' di discesa, ma li sono tuttora una fifona, per cui presto accantonato.

E poi in quinta elementare mi sono iscritta al mitico AS Pozzale, gruppetto di fondo del paese, MA SOLO PER FARE ALLENAMENTI PAPA' , non gare; in realtà non ho resistito e così le prime gare........le prime soddisfazioni.

Dopo poco sono passata al gruppo agonistico Centro Cadore, dopo due anni il comitato veneto, un argento in staffetta agli italiani allievi, ottava alla prima ng e dopo altri due sono rimasta fuori dalla leva nazionale per due posti.

Sembrava proprio che di quel passo avrei raggiunto grandi obiettivi.

Per un po' ho anche giocato a pallavolo, ma ho presto scelto il “gruppo” che nella pallavolo decisamente mancava, grazie soprattutto ad un allenatore che non era proprio in grado di “crearlo” anzi! (in uno sport di squadra è proprio il colmo) e comunque ero una tappetta di un metro e trenta forse e non venivo molto “calcolata”.

Tornando alla vera “passione” ... ero l'allieva che ogni allenatore vorrebbe, mi bevevo tutto, una spugna, se l'allenatore mi diceva di mangiare uova crude alla Rocky Balboa lo facevo, insomma il classico esempio che va FRENATO!!!!!!!!! Assolutamente!

NB... i miei genitori ci hanno provato, davvero, ma il mio vero guru al tempo era diventato lui, il mio allenatore, gli altri non contavano più!

PRCISAZIONE DOVEROSA: sono e rimango stra convinta che chiunque abbia lavorato per me, lui per primo, lo abbia fatto con le più nobili intenzioni.
Ma il successo, si sa, è un diavolo tentatore (e per me ... un filino competitiva  ... era una droga) ma soprattutto per il mio “guru” e da li sono iniziati i guai: i divieti, i doveri: ora DEVI assumere un atteggiamento semi-professionale, DEVI allenarti tutti i giorni, DEVI mangiare questo e quello, DEVI andare a letto presto , non DEVI uscire il sabato sera, quest'anno DEVI fare il salto di qualità.

Sono iniziate le “notti in bianco” : nel periodo natalizio dormivo si e no quattro /cinque ore a notte, l'adrenalina era sempre in circolo, e al cancelletto non ne avevo già più ... poi i primi insuccessi i primi ritiri.

NON facevo più parte del gruppo ... avevo la fortuna di abitare a 200 mt dall'allenatore e di avere il posto davanti in pulmino ma ... avevo la "fortuna" di sorbirmi spesso a fine allenamento almeno mezz'ora di predica: TU DEVI trainare il gruppo, TU DEVI dare il buon esempio ... gli sci migliori erano spesso per me.

Dopo aver “tenuto duro“ altri tre anni, con un altro allenatore e essermi sentita dire : NON HAI GRINTA....NON HAI VOGLIA...BASTAAAAAAAAAAA, ho mollato.

Mi ci sono volute diverse sedute dallo psicologo per togliermi tutti quei DEVO dalla testa, ma c'era ancora molto lavoro da fare, prima di tutto tornare a divertirmi e così ho ricominciato a giocare a pallavolo...e le ragazze con cui al tempo non legavo sono ora le mie migliori amiche...; poi la voglia di dimostrare che grinta ne avevo...e, fermo restando il divertimento, mi sono tolta anche la delle belle soddisfazioni: non ero più una tappetta ma una spilungona di 1.75 e qualche anno dopo aver ricominciato mi hanno chiesto se volevo provare ad allenarmi con la B2 di Belluno.

L'ho fatto per due settimane, ma il gruppo mi mancava e voglia di far sacrifici non ne avevo più. Nota simpatica in quella squadra l'anno dopo sarebbe approdato tale Salvadego Andrea, che io però avrei conosciuto solo quattro anni dopo e che nel 2008 è diventato mio marito.

Adesso ho due figli e sono felicissima, ma ho sempre quel tarlo nella mente....e sono convinta che vada risolto, per me ma soprattutto per non riversare sui miei figli le mia “aspettative fallite” così, complice il mio personal trainer, mio marito appunto, mia sorella che ha messo in piedi un progetto bellissimo, l'incontro (sui libri) con il prof. Pietro Trabucchi, ora sono pronta : ma a cosa??? a tornare a gareggiare (non posso, per natura, farne a meno) ma DIVERTENDOMI!!! La miglior cosa che un genitore possa fare è DARE IL BUON ESEMPIO. E così...via, ora vado a farmi un bel lunghetto (ben 35 minuti...).

Aggiungi commento

Codice di sicurezza
Aggiorna

Nessuna connessione internet