IMPEGNO E OTTIMISMO: DUE CHIAVI DEL SUCCESSO

Impegno e ottimismo: due chiavi del successo

Avere successo a livello sportivo non è solo questione di talento. E’ stato ampiamente dimostrato infatti che non è affatto sufficiente possedere del talento per raggiungere livelli di eccellenza. La storia dello sport è costellata di eterne promesse, che non sono mai riuscite a raggiungere quei livelli che le loro capacità atletiche sembravano rendere accessibili. Non c’è alcun dubbio che il peso delle capacità psicologiche, giochi un ruolo fondamentale nel raggiungimento di prestazioni di valore. Per eccellere bisogna dedicarsi in maniera quasi totale a quell’attività e sviluppare l’autocontrollo allo scopo di fornire prestazioni ottimali in circostanze d’intensa pressione competitiva. Può sembrare ovvio, ma per eccellere in un’attività bisogna per prima cosa, cominciare con l’impegnarsi. Si potrebbe attingere dall’affermazione di Bill Gates che spiega come uno dei segreti del suo successo sia lavorare sempre 10 minuti più degli altri. Analoga è la risposta fornita dagli atleti di livello mondiale relativamente all’impegno impiegato nella loro attività.

Anche la pazienza è una caratteristica importante e strettamente correlata all’impegno: essa infatti, facilita la costanza e la scrupolosità dell’impegno. Al contrario l’impazienza ostacola il raggiungimento degli obiettivi. Non si può e non si deve voler imparare più rapidamente e con poca fatica. Bisogna invece imparare dagli errori  e spendere in maniera efficace la propria energia psicologica lavorando al raggiungimento delle proprie mete.

Nello sport è importante essere consapevoli che il miglioramento è graduale e dipende in larga parte dal desiderio d’impegnarsi nell’attività. Ogni giovane, pur avendo il diritto di sognare di vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi, deve sapere che per avere qualche probabilità di migliorare le sue prestazioni deve pensare in piccolo, così come lo devono fare i genitori e gli allenatori a cui egli si affida, agendo ogni giorno per soddisfare quei piccoli obiettivi di miglioramento che permetteranno di continuare a coltivare i propri sogni.

Un’altra chiave del successo agonistico è rappresentata dall’ottimismo, soprattutto nelle situazioni di stress agonistico. Ogni atleta prima di una gara si sente teso, nervoso ed è conscio dell’importanza che ha per lui quella situazione. Queste reazioni psicologiche comportano la presenza di reazioni fisiche anche fastidiose come, ad esempio, sentire le mani fredde e sudate, avere mal di stomaco o la nausea, sentirsi fisicamente tesi, avere difficoltà a respirare, sentire il cuore in gola o altro ancora. Queste sensazioni non distinguono però, coloro che forniscono prestazioni scadenti da quegli atleti che forniscono abitualmente prestazioni di successo.

Non sono queste reazioni fisiche ad incidere negativamente sulla prestazione: ciò che invece esercita un effetto negativo è la componente cognitiva associata a queste manifestazioni fisiche, cioè ciò che pensa l’atleta quando avverte queste sensazioni. Di seguito riporto due esempi di diversi approcci ad una competizione, uno positivo ed uno negativo:

1)     Reazione positiva: l’atleta sviluppa un dialogo interno di questo tipo “dopo aver tanto aspettato questa gara, finalmente ci siamo, manca poco più di un’ora e senti questo cuore che batte a mille, mi sembra di averlo in gola, mi trasmette molta energia e poi è così che mi sento ogni volta che ho fatto delle ottime gare. Si! Sono proprio pronto”

2)     Reazione negativa: l’atleta sviluppa un dialogo interno di questo tipo “Lo sapevo. Sento troppo le gare e guarda come mi trovo, con la nausea, mi sembra di avere il cuore in gola, non respiro. E tutto questo proprio oggi!D’altra parte è così ogni volta che gareggio. Parto troppo teso e faccio schifo”

L’atteggiamento ottimista comporterebbe questa reazione, da cui ognuno di noi può attingere per superare gli inevitabili momenti di ansia e paura in concomitanza di un evento importante:

“Sono tesissimo, mi manca il fiato, ho 110 pulsazioni al minuto e manca poco più di un’ora, se continuo così arrivo alla partenza che sono esausto. Devo fare assolutamente qualcosa per uscire da questa situazione. So cosa funziona per me in queste situazioni: respiro profondamente, m’immagino l’ultima gara che ho fatto, che belle sensazioni, mi sentivo proprio forte. Anche adesso lo sono, mi sono preparato con cura a questa gara e ho fatto tutto quello che si doveva fare. Il cuore va meglio, batte veloce ma va bene così, mi sento teso ma non sono più preoccupato. Ora mi concentro sulla mia prestazione, m’immagino esattamente quello che devo fare. La mia azione è fluida, coordinata e sicura”.

Essere ottimisti non significa assumere un atteggiamento superficialmente sicuro e  spavaldo, ma vuol dire impegnarsi a sviluppare un atteggiamento che promuova le proprie risorse personali e le incrementi attraverso l’utilizzo di un programma di preparazione psicologica costruito per trovare soluzioni alle molte situazioni problematiche che l’atleta si trova ad affrontare durante la sua carriera agonistica.

Dott.ssa Martina Festini Purlan

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