LO SVILUPPO DEL BAMBINO DOTATO

Questo articolo non è "farina del mio sacco" ma del Centro Regionale di Psicologia dello Sport di Macerata, pubblicato su facebook il 27/09/11 e tratto da "Comprendere la psicologia dello sport"  di Vincenzo Prunelli e.book in vendita sul sito www.psicologiaperlosport.it

Lo sviluppo del bambino dotato

pubblicata da Centro Psicologia Dello Sport il giorno martedì 27 settembre 2011 alle ore 9.41

Lo sport è uno degli strumenti e degli stimoli più potenti per la formazione della persona, ma per chi si differenzia per una maggior dotazione può essere educativo o diseducativo secondo come si propone ed è usato dall'istruttore, dalle società, dall'ambiente e dalla famiglia.

Già al primo contatto con il gioco scopre di essere più abile, di possedere una miglior coordinazione motoria e di poter prevalere sui coetanei. Questo primo favorevole collaudo gli consente di valutarsi e sentirsi valutato per qualcosa che fa meglio degli altri e di non patire troppo l’inadeguatezza nei confronti dell'adulto.

Gli errori sono trattarlo da predestinato, chiedergli troppo o troppo poco, o troppo presto o troppo tardi, sbagliare tempi e modi dell'insegnamento, non offrirgli opportunità per collaudare l’iniziativa, l’ingegno, la creatività e l’autonomia, e sottoporlo ad una specializzazione per la quale non possiede ancora i mezzi fisici, intellettivi e, addirittura, fisiologici.

Nonostante l'evidenza e le conoscenze sullo sviluppo, si crede che più precoci e insistiti sono gli insegnamenti, i sistemi di lavoro e la specializzazione, più rapidi sono l'assimilazione della tecnica e della tattica e la formazione del carattere, mentre il bambino non ha ancora le strutture adatte per fare un lavoro, integrarsi o fornire l'impegno razionale che si richiede all'adulto. O si crede che giocare solo per vincere formi lo sportivo completo, mentre a livello giovanile ogni gara deve servire prima di tutto per imparare, creare senza l'assillo di non poter sbagliare e sviluppare qualità che subito possono non sembrarci utili, ma faranno vincere quando vincere sarà il vero obiettivo dello sport.

Lo sport e i genitori si facciano un conto e una domanda: alla professione arriva uno su oltre trentamila, e allora è giusto trattare tutti con il sistema che dovrebbe andare bene per uno solo? Il sistema è negativo per tutti, e ancora di più per il talento, anche se ha una miglior dotazione che lo rassicura e ha maggior spazio per lasciar libera l’inventiva.

Vi è una considerazione ovvia, ma ignorata: l'infanzia non cerca conoscenze definitive, ma lo sviluppo di capacità di fondo e certezze che sono la base dei comportamenti successivi e di tutte le conoscenze. Per capacità di fondo possiamo intendere: la capacità di criticare, capire, creare e decidere, il sapersi correggere e trovare da soli le soluzioni, la sicurezza e il coraggio per provare e non tirarsi indietro di fronte alla difficoltà o al rischio di non farcela, la consapevolezza di potercela fare con le proprie forze, che ci può sempre essere ancora una soluzione e che dipende da noi il trovarla, la garanzia che un errore può essere apprezzato per l'impegno e le intenzioni, la padronanza dei propri mezzi e delle situazioni, l'iniziativa consapevole e non comandata e tutto ciò che serve per essere sempre più adeguati alle esigenze dello sport, che sono eccessive solo se lo sport continua ad ignorarle o a non preparare ad affrontarle.

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