GOAL SETTING - ASPETTI TEORICI

Introduzione al Goal Setting

Aspetti teorici

Dott.sa Martina Festini Purlan

 

Prefiggersi delle mete non è un concetto nuovo per gli atleti, ma a volte capita che essi non sappiano come fissare degli obiettivi, come vengono chiamati in psicologia dello sport, “ben formati”, vale a dire mete che sono state strutturate e pensate in maniera efficace ed organizzata: se le mete non sono "ben formate" ci potremmo trovare di fronte ad obiettivi vaghi, discordanti, non stimolanti, indirizzati male, oppure troppo ambiziosi e quindi irraggiungibili.

Sarà allora compito della psicologia dello sport sottolineare i vantaggi di un' adeguata formulazione degli obiettivi da raggiungere, lasciando all’allenatore e all’atleta il compito di decidere quali mete perseguire per ottenere un miglioramento delle prestazioni.

Il Goal Setting o formazione degli obiettivi è uno dei punti chiave della preparazione mentale in ambito sportivo, anche se prefiggersi delle mete fa naturalmente parte di molti altri ambiti extra-sportivi come la scuola o il lavoro. 

Comprendere bene che cosa si vuole ottenere, in quanto tempo e con quale strategia accresce notevolmente le possibilità di avere successo e permette alla persona di avere un quadro ben preciso di quello che potrebbe essere anche solo un suo desiderio ma che deve diventare un progetto con determinate caratteristiche: allora il desiderio si trasforma in realtà.

E' importante fare chiarezza sulle nostre scelte e sul processo decisionale (decision making) che le accompagna: a volte c'è la spinta motivazionale giusta per lavorare su un obiettivo, ma viene a mancare il metodo, o si sbagliano i tempi: a volte ci si illude di raggiungere quello che desideriamo troppo presto e vanifichiamo tutti gli sforzi e le energie impiegate, infilandoci in una spirale di sfiducia.

Incentrare la propria attenzione su un obiettivo consente di impegnarsi in maniera specifica per acquisire le competenze necessarie per il suo raggiungimento, aumentando così il proprio senso di autoefficacia e la propria autostima.

Obiettivi difficili ma raggiungibili inducono a produrre maggiore sforzo, e la loro specificità indirizza in maniera adeguata questo sforzo.

La scelta degli obiettivi è in funzione di molti fattori, tra i quali:

-          l'importanza del compito

-          il pensiero delle conseguenze positive o negative

-          l'interessamento di altre persone  staff, allenatore, famiglia, compagni, amici)

-          le esperienze vissute in prima persona

-          le aspettative di successo

-          la capacità di tenere sotto controllo la situazione

-          l'auto-efficacia (self-efficacy) e la fiducia in sè

-          l'abilità nell'affrontare e risolvere i problemi

-          la fiducia nelle proprie capacità

All'aumentare della difficoltà del compito le strategie vengono identificate dopo una certa riflessione, attivando la creatività e il meccanismo di ricerca di informazioni utili; i processi cognitivi diventano meno automatici e più "costosi" dal punto di vista energetico.

In questo modo si instaura una relazione ciclica fra processi cognitivi e motivazionali: gli obiettivi diretti su un compito preciso tendono ad aumentare la motivazione, che stimola la creazione di strategie cognitive per cercare di raggiungere la meta; le soluzioni trovate a loro volta sostengono l'impegno e la costanza.

La fiducia in sè (Self Efficacy) come base per il raggiungimento di un obiettivo

 

L’autoefficacia o self-efficacy è un fattore psicologico fondamentale nel Goal Setting, in quanto ci fa riflettere sulla capacità di credere nelle nostre possibilità, nei nostri mezzi e sullo sviluppo che tale capacità  possiede di fronte agli eventi sportivi.

Gli atleti che credono in loro stessi e nella loro capacità di far fronte alle avversità hanno maggiori

probabilità di riuscita rispetto agli atleti che talvolta o spesso dubitano del loro valore e delle loro potenzialità. Inoltre gli atleti che nutrono fiducia in se stessi si sforzeranno di più di fronte agli ostacoli o ai momenti di particolare tensione, manterranno viva dentro di sè l'idea di poter raggiungere la loro meta come previsto precedentemente e non avranno un atteggiamento di rinuncia di fronte ad una situazione sportiva lievemente o moderatamente compromessa.

 

Gli atleti che invece presentano una bassa self-efficacy temono la sconfitta, reagiscono male all'errore poichè non se lo perdonano e non rimangono coinvolti mentalmente nel gioco che, inesorabile, continua.

Essi cominciano a viversi come perdenti fino a diventarlo per davvero: per esemplificare meglio la spirale negativa della bassa self - efficacy partiamo da un atleta che nutre nei confronti di una competizione delle aspettative negative.

Egli infatti pensa di non essersi allenato abbastanza, o di non essere abbastanza capace di far fronte all'evento: la sfiducia nelle proprie capacità, alimentata da questi pensieri negativi, aumenta la reale possibilità di andare incontro ad un fallimento.

Il fallimento della prova porterà l'atleta sulla soglia dell'insicurezza, che a sua volta farà scattare il meccanismo di pensiero che abbiamo appena visto: egli penserà ancora più convinto di non essere capace di riuscire a raggiungere la meta prefissata.

ASPETTATIVE NEGATIVE ---> FALLIMENTI ---> INSICUREZZA --->ASPETTATIVE NEGATIVE ---> FALLIMENTI ---> INSICUREZZA---> ...

Gli atleti con scarso senso di efficacia non amano le attività troppo complesse, hanno aspirazioni non molto elevate, dimostrano un impegno spesso insufficiente nel perseguire le mete, prestano molta attenzione alle proprie carenze, hanno spesso un atteggiamento di rinuncia nei confronti delle avversità, recuperano lentamente insuccessi e regressioni, si sentono incapaci durante una prestazione poco brillante e presentano talvolta sintomi di stress e di calo dell'umore.

Gli atleti con alto senso di efficacia invece amano le attività complesse poichè le vivono come sfide,

sono molto motivati e si impegnano molto, le loro mete sono interessanti ed ambiziose, quando sono in difficoltà si concentrano per superare il momento critico, recuperano velocemente gli insuccessi e non perdono il controllo della situazione.

Obiettivi recenti, a breve, medio e lungo termine

Che cos’è un obiettivo?

Possiamo definirlo come qualcosa che vogliamo raggiungere in un compito, in questo caso nello sport, considerando anche un limite di tempo.

OBIETTIVO A BREVE TERMINE

Lavorare inizialmente su obiettivi a breve termine anzichè a medio o lungo termine significa lavorare su obiettivi vicini nel tempo, molto stimolanti, realistici e specifici: per obiettivo a breve termine intendo fissare un determinato risultato da raggiungere entro al massimo uno o due mesi.

La temporalità è essenziale come punto di partenza poichè ci fa comprendere fin dove possiamo arrivare in poco tempo e, dato che la data prefissata è vicina, riceveremo presto un feed-back sul risultato sperato: ad esempio un tennista che vuole migliorare il suo servizio parte da 6 come valutazione del suo gesto motorio su una scala di valori da 1 a 10.

La scala è qualitativa e la valutazione di 6 viene stabilita dall'allenatore, in quanto è un tecnico capace di formulare un giudizio oggettivo sulla prestazione: atleta e allenatore DECIDONO INSIEME di lavorare sul servizio per portarlo ad una valutazione pari a 7 in un periodo di 30 giorni.

Perchè è importante che essi decidano insieme sul tipo di obiettivo?

Perchè se l'obiettivo venisse scelto esclusivamente dall'allenatore rischieremmo di trovarci di fronte un atleta poco interessato al miglioramento, scarsamente coinvolto e quindi non sussistono le premesse per lavorare al meglio.

Anche se l'obiettivo venisse scelto esclusivamente dall'atleta sarebbe un errore, in quanto probabilmente un atleta molto giovane non è provvisto della capacità di giudizio necessaria per comprendere dove devono essere diretti i suoi sforzi di miglioramento, e un atleta più esperto ha comunque bisogno di confrontarsi con un'altra persona competente per ricevere un consiglio esperto e assolutamente non soggettivo, non basato sull'emotività ma frutto dell'esperienza e dell'attenta osservazione che ci aspettiamo da un tecnico preparato.

 

OBIETTIVO A MEDIO TERMINE

Un obiettivo a medio termine può essere fissato ad esempio in un periodo di 6 mesi e deve essere il risultato di una serie di obiettivi a breve termine: è certamente più difficile immaginare questo tipo di obiettivo per l'atleta poichè si colloca in un lasso di tempo molto più lungo, dove possono succedere molte cose, molti imprevisti e forse anche qualche battuta d'arresto, ma è necessario programmare un obiettivo a medio raggio per comprendere qual è la direzione in cui stiamo andando e come fare per arrivarci.

In questo caso sarà utile una programmazione flessibile, capace di tener conto dei miglioramenti ma anche di eventuali problemi che possono sorgere durante questo periodo; l'atleta e l'allenatore terranno conto di molteplici variabili durante la stesura di questa programmazione, ma avranno anche la sensazione, attraverso gli allenamenti e le competizioni, di portare avanti un lavoro che offre periodicamente delle soddisfazioni e nello stesso tempo potranno proiettarsi serenamente nel futuro, raccogliendo man mano dall'esperienza dei dati che serviranno a guidarli verso la meta.

 

OBIETTIVO A LUNGO TERMINE

L'obiettivo a lungo termine può essere fissato in un periodo di un anno e comprendere la pianificazione di un'intera stagione: una visione lontana dal momento presente, ma non troppo, serve a stimolare l'atleta in maniera molto coinvolgente soprattutto se si tratta di ragazzi giovani che devono fare delle scelte nel mondo dello studio o del lavoro e hanno quindi bisogno di lanciare uno sguardo in avanti e capire come organizzare il proprio futuro, con chi parlare, dove raccogliere informazioni, avere dei contatti con procuratori sportivi e molto altro.

 

Punti essenziali del Goal Setting

 

-        Definire l’obiettivo in modo chiaro e preciso: l’allenatore deve cercare di spiegare all’atleta il perché della scelta di un obiettivo piuttosto che un altro, e la decisione deve essere presa di comune accordo.

-        L’obiettivo è significativo, è importante per l’atleta: una meta senza particolare significato perderà valore e non costituirà più una sana sfida.

-        Stabilire obiettivi specifici e misurabili: nel caso di gare a tempo (come correre i 100 mt.) o misurabili (come il salto in lungo o il salto in alto) il compito è facile, per quanto riguarda misurazioni di tipo soggettivo (come migliorare la concentrazione) si useranno scale Likert (quanto sei migliorato su una scala da 1 a 10?).

-        Classificare gli obiettivi in recenti, a breve, a medio e a lungo termine: nel definire la formazione degli obiettivi ho trovato interessante ed opportuno cominciare dall’obiettivo raggiunto più di recente dall’atleta. Parlare di un suo successo sportivo lo predispone favorevolmente e gli fa comprendere quale potrebbe essere la logica meta successiva. Dopo questo primo chiarimento, si può procedere con l’individuazione di un obiettivo a breve termine, un obiettivo a medio termine ed un ultimo obiettivo a lungo termine.

-        Privilegiare obiettivi di prestazione: esistono due tipologie di obiettivi, quelli di prestazione e quelli di risultato. L’obiettivo di prestazione si raggiunge migliorando un gesto atletico (nel tennis il rovescio, o il diritto) o un’abilità mentale (l’attenzione, la comunicazione con l’allenatore), mentre un obiettivo di risultato è connesso con la vittoria in una competizione. E’ meglio porsi, nella fase iniziale del programma di Mental Training, obiettivi di prestazione e passare in un secondo tempo ad obiettivi di risultato, certamente più ambiziosi ma anche più imprevedibili. Dobbiamo precisare che lo scopo principale del goal setting applicato allo sport è quello di accrescere la fiducia in se stessi, innalzare il livello di autostima e fornire un senso di autoefficacia; tutto questo è più facilmente raggiungibile privilegiando obiettivi di prestazione, che sono maggiormente controllabili e gestibili.

-        Formulare l’obiettivo in termini positivi: la letteratura ci dimostra quanto sia deleterio e inefficace concentrarsi su una frase che contiene il NON (non devo fare così tanti errori, non devo stare così rigido). Solitamente così facendo otteniamo l’esatto contrario di quello che vogliamo: tassativamente dobbiamo trasformare questa frase da negativa a positiva (la mia mano è ferma, sono sciolto e rilassato, calmo e padrone di me).

-        Progettare il modo di raggiungere l’obiettivo: l’allenatore fornirà all’atleta un preciso programma di lavoro, graduale e funzionale al nostro scopo.

-        Fornire una valutazione dell’obiettivo: al termine della prestazione, atleta ed allenatore cercheranno di analizzare nei dettagli la prova e di assegnarle un voto (la nostra scala Likert che va da 1 a 10).

E' importante considerare i sotto-obiettivi di ciascun atleta, che devono convergere nell'obiettivo comune di squadra (nel caso si lavori con un singolo atleta, si devono considerare anche gli obiettivi dello staff dirigenziale).

 

I benefici del Goal Setting

Prefiggersi degli obiettivi porta a:

·         Perfezionare le prestazioni

·         Migliorare la qualità dell'esecuzione

·         Chiarire le prospettive

·         Evitare di annoiarsi con un allenamento più stimolante

·         Incrementare la motivazione

·         Accrescere la soddisfazione e la fiducia in se stessi

·         Guidare l'attenzione e l'azione motoria

·         Mobilitare le energie

·         Accrescere la tenacia

·         Ricercare delle strategie più appropriat

 

L'impegno

La qualità dell'impegno dimostrato dall'atleta nell'economia del Goal Setting è estremamente importante e significativa: per comprendere meglio cosa significa impegnarsi nella propria attività sportiva è fondamentale esaminare quali fattori caratterizzano l'impegno necessario per  svolgere il proprio compito in ambito agonistico e quali sono gli ostacoli che gli si sovrappongono.

-          L'atleta che si impegna a fondo difficilmente pensa ad abbandonare l'attività, è molto determinato a continuare ad allenarsi ed è disposto a fare dei sacrifici per prepararsi alle gare.

-          Egli è felice di poter giocare, prova soddisfazione e divertimento nel fare sport nonostante vada talvolta incontro a degli inconvenienti o a degli ostacoli.

-          L'atleta ha dato molto allo sport in termini di investimenti personali, dalla fatica, al tempo impiegato, ai sacrifici e anche in termini economici.

-          Egli ama stare con i suoi compagni di squadra o di club, non gioca solo per far piacere ai suoi genitori ma possiede una motivazione personale intrinseca molto forte e solo marginalmente è interessato all'opinione della gente.

-          In caso di abbandono forzato l'atleta soffrirebbe per la perdita della figura dell'allenatore, per la perdita del suo ruolo di giocatore e tutto ciò che ne consegue e per la perdita del contatto giornaliero o settimanale con i suoi compagni.

-          Pur coltivando degli hobbies o frequentando un corso di studi, egli colloca ai primissimi posti l'attività sportiva, considerandola interessante, appagante, divertente e fonte di soddisfazione personale.

Quando uno o più di questi fattori vengono a mancare la formazione degli obiettivi ne risente, in quanto potremmo trovarci di fronte ad un atleta poco coinvolto nell'attività, distratto da altre situazioni extra-sportive, scarsamente incline a fare dei sacrifici per migliorarsi, con delle relazioni interpersonali di carattere formale o poco più che lo vede poco legato in termini di amicizia o di stima nei confronti dell'ambiente sportivo che egli frequenta, oppure sofferente per le frequenti delusioni derivate da risultati non soddisfacenti che creano un conseguente calo motivazionale.

In questo caso la formazione degli obiettivi incontra degli ostacoli sul nascere, allora bisogna esaminare questo tipo di situazione e risolvere eventuali problematiche, se questo è possibile, prima di procedere. 

Inizia a compilare per ciascun atleta la Tabella degli obiettivi partendo dall’obiettivo più recente e poi passa quelli a breve, medio e lungo termine; la Tabella non ti servirà solo come promemoria, ma ti aiuterà a stabilire il grado di ambizione di ciascun atleta, la fermezza e risoluzione nella scelta della meta, il grado di concordanza con l’opinione ed il suggerimento dell’allenatore.

Dopo circa un mese (quindi al sesto incontro) potrai verificare se l’obiettivo a breve termine (sempre se esso è stato fissato in trenta giorni) è stato raggiunto o meno.

Prima fase: l’obiettivo più recente deve essere individuato in un miglioramento tecnico o psicologico o in una prestazione particolarmente buona relativa ad un periodo recente (ad esempio gli ultimi sei mesi).

Seconda fase: si chiede a ciascun atleta di definire l’obiettivo che vuole raggiungere a breve termine, gli si chiede di specificare se si tratta di un obiettivo di prestazione o di risultato, se è un obiettivo tecnico, fisico o psicologico, gli si chiede di valutare la sua preparazione attuale riguardo la meta da raggiungere e infine gli si chiede di dare una valutazione sul miglioramento o conseguimento stimato.

Il programma del Goal Setting

Ora siamo in grado di mettere in pratica tutti i principi del Goal Setting attraverso la strutturazione di un programma in 5 fasi che ci porterà all'obiettivo.

1° fase: Analisi dei compiti

Per iniziare dobbiamo analizzare lo sport in questione e le specifiche azioni che l'atleta deve compiere per raggiungere il suo obiettivo: in questa prima fase può essere utile osservare i gesti motori di altri atleti, consultare dei testi tecnici, videoregistrarsi per poi rivedersi con attenzione, ascoltare i consigli dell'allenatore, mantenere una visione d'insieme per cominciare a comprendere l'entità dell'obiettivo prefissato.

2° fase: Misurare la prestazione

Bisogna trovare un modo per misurare la prestazione di un gesto motorio. A volte è semplice poichè basta basarsi sul tempo, sulla distanza o sul peso (per esempio in quanto tempo un nuotatore percorre correttamente 50 mt. in vasca), ma non è l'unica variabile, c'è lo stile, la pulizia del gesto, la velocità accompagnata dall'eleganza che in alcuni sport conta moltissimo (pensiamo al pattinaggio artistico, dove lo sport si fonde con l'arte e l'espressività e l'interpretazione vengono tenute in considerazione). Quando questo tipo di misure non si prestano ad essere valutate tradizionalmente, dobbiamo ricorrere alle Scale Likert da 1 a 10, dove il tecnico assegnerà, basandosi sulla sua esperienza, un punteggio a tutte queste variabili per poi giungere ad un'unica valutazione riassuntiva. Nel caso in cui l'obiettivo di prestazione è una meta di "relazione" (ad esempio come migliorare il rapporto fra due particolari atleti o fra atleta ed allenatore) il punteggio derivato dalla Scala Likert sarà molto utile e sarà la media tra il punteggio espresso dall'atleta e quello espresso dall'allenatore. Formuleremo numerose valutazioni dell'obiettivo, ogni volta che ce ne sarà bisogno, per comprendere in primis se ci stiamo avvicinando all'obiettivo e poi anche per informare l'atleta sull'andamento del Goal Setting (bisogna fornire un feed-back costante).

3° fase: Stabilire l'obiettivo

La meta deve essere stabilita secondo i principi precedentemente annunciati:

- è necessario che l'obiettivo sia significativo

- stimolante ed interessante per combattere la noia o il disinteresse

- misurabile soggettivamente tramite le Scale Likert o oggettivamente avvalendosi di vari strumenti

  per misurare forza, velocità, peso, distanza ecc.

- difficile ma non irraggiungibile

- è preferibile cominciare da un obiettivo di prestazione volto al miglioramento anzichè da un

  obiettivo di risultato

- è preferibile cominciare a stabilire l'obiettivo a breve termine

4° fase: Classificare gli obiettivi

Quando esistono più obiettivi da raggiungere (l'atleta deve migliorarsi in più gesti motori o in più settori) è necessario fare una classificazione delle mete in base al tipo (obiettivi tecnici o psicologici) e in base all'importanza (è più importante curare il servizio o migliorare il diritto? Bisognerà deciderlo in base a criteri tecnici, considerando la condizione psicofisica dell'atleta). In questo caso si potrà formulare un piano che comprenda il raggiungimento graduale di più mete: bisogna specificare che è meglio non lavorare su più di due o tre obiettivi parallelamente, altrimenti si rischia di creare confusione e maldirezionamento dell'attenzione da parte dell'atleta.

5° fase: Coordinare gli obiettivi del team o della squadra

L'obiettivo del singolo atleta non deve sovrapporsi in alcun modo agli obiettivi della squadra o del team, e questa particolare organizzazione delle mete deve essere studiata a tavolino in maniera da non creare problemi o attriti all'interno del gruppo. Gli obiettivi potranno essere raggiunti quindi solo coordinando gli specifici compiti di ogni singolo membro, rispettando l'obiettivo di squadra, che verrà deciso dallo staff dirigenti in collaborazione con l'allenatore.

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